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Recensione "Storia di una ladra di libri" di Markus Zusak

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Buon pomeriggio lettori! Oggi ho un compito davvero difficile da portare a termine. Parlarvi della mia ultima lettura: Storia di una ladra di libri di Markus Zusak.
Ho iniziato ad interessarmi al libro circa un mesetto fa, quando ho visto il trailer - al cui fascino non ho proprio saputo resistere - e quando ho scoperto che a breve sarebbe uscito al cinema il film. Il trailer prometteva tantissimo, in quei sue due minuti di durata. In più, andando alla ricerca di informazioni, sembrava che non ci fosse nessuno a cui questo libro non fosse piaciuto. La percentuale di gradimento era altissima. E poi sono arrivata io.
Spinta dalla curiosità un paio di settimane fa, ho preso il libro in biblioteca e ho iniziato a leggerlo. Peccato che a me questo libro non sia proprio piaciuto e, dopo questa premessa, spero tanto di riuscire a farvi capire il perché e che non vi fermerete dopo queste prime righe. La recensione è lunga, me ne rendo conto, ma spero comunque abbiate voglia di ascoltarmi lo stesso.



Storia di una ladra di libri
di Markus Zusak

Titolo originale: The book thief
Editore: Frassinelli
Prezzo: 16,90 €
Pagine: 563

Trama:È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa, amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri"è un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito.

Recensione
Per spiegare chiaramente la mia opinione vorrei partire dall'inizio: il titolo del libro e la trama. Vi invito a rileggere quest'ultima nel caso magari non la ricordaste chiaramente. Fatto? Bene. Cosa ci si dovrebbe aspettare da questo libro dopo aver letto queste righe? La storia di una ragazzina che nel periodo della Germania nazista ruba dei libri? La storia della sua famiglia adottiva che si ritrova a nascondere un ebreo in cantina? Fa pensare a una ragazzina che ruberà un sacco di libri, no? Perché questo fa un ladro, ruba. Giusto? Sbagliato. Liesel soltanto ruba qualcosa come due libri. Tornando alla trama, fa pensare alle terribili pene di una famiglia che nasconde un ebreo correndo un grande pericolo, giusto? Sbagliato.Il problema di questo libro è che promette tante cose che poi non dà.

All'inizio del romanzo, Liesel si trova su un treno con la madre e il fratellino malato. La madre li sta portando da una nuova famiglia adottiva che si prenderà cura di loro, perché purtroppo lei non è più in grado di farlo. Prima ancora di arrivare però, il fratellino di Liesel muore. Liesel viene così affidata agli Hubermann. Due coniugi dall'animo profondamente gentile che si prenderanno cura di lei e non le faranno mai mancare niente. Il suo nuovo papà le insegnerà a leggere e scrivere. Liesel farà amicizia con un ragazzino che abita nei dintorni e che ha la sua stessa età, Rudy. Le giornate della ragazzina passeranno tra la consegna del bucato, i libri, e i giochi. E questo - ovvero Liesel che fa questa o quell'altra cosa - è l'argomento principale del libro. Chiacchiere, chiacchiere e nient'altro che chiacchiere.
Durante la lettura non facevo che chiedermi "ok, ma il nazismo dov'è?" perché, a parte qualche accenno a Hitler di tanto in tanto, il nazismo proprio non c'era. Certo, la famiglia di Liesel non godeva certo di grandi ricchezze, la situazione non era delle migliori e andava a peggiorare man mano che gli anni passavano, per via della guerra, ma niente di più.
Ad un certo punto poi, arrivati a metà del libro, arriva il fantomatico ebreo - Max - a nascondersi a casa degli Hubermann. A questo punto il lettore si aspetterebbe che la storia proceda in un certo modo, che decolli, giusto? Sbagliato. Certo, le scene più belle del libro sono merito suo. Ma quante sono queste scene? Due? Tre? Mentre leggevo continuavo a chiedermi: dov'è il trasporto che una storia come questa dovrebbe dare? Perché non sento nulla? Perché mi sto annoiando?

Il problema, ripeto, è che mi aspettavo qualcosa di molto diverso. Qualche anno fa ho letto il diario di Anna Frank. Lo avete letto? Quello vi assicuro che è un libro che parla di nazismo. Che parla di ebrei, che fa capire quanto brutta fosse la loro situazione, di quanto fosse opprimente. Quello è un libro che ti strappa il cuore. So bene che non potevo permettermi di pretendere lo stesso da questo romanzo, trattandosi di una storia non vera in questo caso, ma mi aspettavo comunque qualcosa. Invece le scene che riguardano il nazismo le posso contare sulle dita delle mani talmente sono poche. Di scene inutili al contrario, ce ne sono abbastanza da riempire almeno quattro quinti del libro.

Vogliamo parlare poi del caro narratore? Come si sa già dal principio a narrare la storia è la Morte. Wow, viene da dire, che cosa originale. Giusto? No, ancora una volta, sbagliato! Il punto di vista della morte può cogliere di sorpresa nelle prime pagine, poi viene terribilmente a noia. Sopratutto per due motivi. Primo: ogni tanto la Morte si diverte a rovinare la storia al lettore e se ne esce fuori con cose tipo "oh ma sai lettore che questo personaggio muore due anni dopo dalla scena che stai leggendo adesso?" al che uno si ritrova a parlare col libro e a rispondergli "va beh, grazie per lo spoiler, ma se avessi voluto sapere come andava a finire andavo a cercarmi la trama estesa su Wikipedia". E non succede solo una volta, no. Secondo...

*** IL SECONDO FATTO DEGNO DI NOTA ***
L'autore si diverte a utilizzare la Morte per interrompere
la narrazione di continuo, inserendo paragrafetti come questo qua
e là e smorzando il ritmo della lettura, così perché gli gira.
Ogni tanto anche solo per riportare la definizione
di una parola dal dizionario.


Mi piacerebbe poter parlare più apertamente, ma non vorrei rovinare la lettura a nessuno con eventuali spoiler. Comunque, se alla fine a tutto ciò, si va ad aggiungere un finale del tutto privo di senso, il disastro è completo.
E beh sinceramente io non ho molto altro da dire. Mi rendo conto di essere stata dura e magari avrò anche infastidito tutte le persone a cui il libro è piaciuto, ma io l'ho percepito in questo modo: noioso, inconsistente. Avete presente il detto "tutto fumo e niente arrosto"? Non potrei trovare parole migliori per definire questo libro. Inutile dire che ci sono rimasta male, giusto? Giusto.

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