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Di libri, editori, editoria e serie interrotte

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Buongiorno lettori, come state? Oggi ho deciso di discostarmi un po' dai soliti post perché di recente ho visto tornare a galla la cara vecchia polemica riguardo alle case editrici e alle serie interrotte, ho pensato di dirvi la mia a riguardo.
Piccola premessa: la mia intenzione è quella di sfruttare le mie conoscenze e competenze, sia a livello economico che editoriale, per cercar di trattare il discorso nel modo più oggettivo possibile e dunque anche dal punto di vista imprenditoriale e monetario, nel tentativo di rendere chiara la situazione agli occhi di chiunque. Cercherò dunque di parlare in modo semplice e spiccio, così da non uccidere dalla noia nessuno. Una volta esposti i fatti, vi darò comunque ovviamente anche la mia opinione personale riguardo tutta la faccenda.

Allora, vorrei iniziare col dire che spesso, noi lettori facciamo l'errore di pensare alle case editrici in modo quasi astratto, senza renderci conto che alla fin fine, non si tratta che di aziende. Le case editrici non sono enti benefici, non sono associazioni culturali. Non sono in realtà molto diverse da aziende come Apple, Samsung e compagnia bella. E sapete qual è l'obiettivo, il fine ultimo al di fuori dell'attività che decidono di esercitare, per cui nasconotuttele aziende, a esclusione di quelle no profit? Il guadagno.
Ma facciamo un passo indietro, in termini semplici, quando si può affermare che un'azienda ottiene un guadagno (che non è assolutamente da confondere con un ricavo)? Quando riesce a coprire i costi con i ricavi, e ha dunque un margine di profitto.

Applichiamo questo ragionamento all'editoria. La casa editrice X, per "produrre" un libro e farlo arrivare in libreria e/o renderlo disponibile online, affronta una serie di costi che possiamo così riassumere: trattamento del testo (editing, correzione), impaginazione, creazione di una grafica di copertina, stampa, distribuzione, progettazione e cura del formato digitale. In caso si tratti di un libro straniero ci sono anche da aggiungere i costi, non poco gravosi, relativi all'acquisto dei diritti e alla traduzione. In base a quanto poi la casa editrice X intende investire su un determinato romanzo, ci sono anche da sommare i costi, che dunque variano di caso in caso, relativi a pubblicità, propaganda stampa (in cui si può collocare anche il costo dell'invio di copie a giornalisti e blogger) e marketing. E attenzione, qui si parla solo degli oneri relativi a un determinato libro. Perché ovviamente poi la casa editrice X deve anche affrontare i normali costi di gestione,
che sono talmente tanti che nemmeno ci penso, a mettermi qui ad elencarveli, ma pensate ad esempio al fatto che ogni casa editrice ha uno o più uffici da mantenere in tutto e per tutto, del personale da pagare, eccetera eccetera.

Cosa succede poi, una volta che il romanzo arriva in libreria? Se tutto va bene, viene venduto. Sapevate però che le librerie trattengono quasi la metà del prezzo di copertina come compenso per poter, a loro volta, coprire i costi e avere un margine di guadagno? Dunque, a livello prettamente ipotetico e probabilmente non del tutto esatto, mettiamo che un romanzo arrivi a un prezzo di copertina di € 16,00. Mettiamo che, la libreria trattenga € 7,00, restano € 9,00 di ricavo per la casa editrice. Se andiamo a sottrarre la quota necessaria a coprire tutti i costi di cui sopra, e la piccola percentuale che poi spetta all'autore, sapete quanto resta, di effettivo guadagno? Forse non più di € 2,00.

Questa poi è l'ipotesi in cui "tutto va bene e il libro viene venduto" perché, in caso le copie spedite alle librerie tramite distributore non vengano vendute, vengono restituite alla casa editrice e qui si va ad aggiungere un ulteriore costo da sostenere per l'editore, oltre che a una pila di libri fermi in magazzino.

Detto questo, dovreste facilmente capire che, per riuscire a coprire tutti i costi e ad avere un guadagno effettivo, la nostra casa editrice X deve arrivare a vendere almeno un certo numero di copie. Se i costi sostenuti per produrre e distribuire il libro Y comportano che oggettivamente bisogna venderne almeno 10.000 copie (in caso vogliate capire meglio di cosa parlo, potete cercare su google "break even point") e poi ne vengono vendute magari soltanto 3.000, è chiaro che la casa editrice sarà in perdita.

Cambiamo di nuovo, per un momento, punto di vista e parliamo di serie interrotte. Consideriamo un attimo concretamente, come una volta una saggia amica mi ha spinta a fare, il quantitativo di pubblico che acquista il secondo, terzo o quarto romanzo di una serie. Ebbene si tratta soltanto di una cerchia ristretta, ovvero coloro che hanno letto il primo romanzo della serie e a cui è anche abbastanza piaciuto.

Ora, considerando la mole di libri pubblicata dai grandi editori, e considerando il pubblico ristretto a cui si vanno a rivolgere i libri di una serie, mettetevi un attimo nei panni dell'editore (che poi a decidere dubito fortemente sia proprio l'editore in base ai suoi sentimenti o gusti, quanto non una commissione a capo del budget). Voi, se il libro Y, primo volume di un'ipotetica serie, doveva vendere 10.000 copie e ne ha vendute soltanto 3.000, e dunque facendo conto che ci avete investito e perso dei soldi, davvero pubblichereste il secondo volume, per non parlare del terzo? Il libro Y ha venduto 3.000 copie, giusto? Quante di queste però sono state effettivamente lette e non abbandonate su uno scaffale? Vogliamo ipotizzare che 2.800 copie siano state lette? Fra questi lettori, a quanti il libro è piaciuto abbastanza da voler leggere un seguito? Magari 2.000? Dunque voi, davvero investireste altri soldi, sapendo che, se vi va bene, non riuscirete di nuovo a coprire i costi con i ricavi e sapendo che venderete ancora meno copie che del primo volume della serie? Non lo fareste mai, a meno di non voler dichiarare
fallimento qualche tempo dopo.

Capite dunque perché arrabbiarsi con le case editrici non ha senso? Capite come, consigliare ai lettori di non acquistare i libri delle suddette case editrici in segno di protesta, sia assolutamente inutile, e anche parecchio dannoso?

Da lettrice, anche io non sopporto quando una serie viene interrotta, eppure oltre che a parlarne bene, oltre che a cercare di consigliarla e far sì che il maggior numero di persone possibile la conoscano e consiglino a loro volta, mi rendo conto di non poter fare niente. Persino le petizioni online, per quanto di buone intenzioni, mi sembrano solo un enorme spreco di tempo perché è chiaro che i numeri che cerca un editore vanno oltre qualche centinaio di firme. Per questo, a mali estremi estremi rimedi, mi sono messa a leggere in lingua.

Ovviamente, ci sarebbero altre milioni di considerazioni da fare. Ad esempio, vogliamo parlare di quanto sia dannosa anche la pirateria? Ogni copia scaricata illegalmente è un mancato ricavo e quindi un mancato guadagno.
Non dico poi che le case editrici non commettano errori. Ne fanno a bizzeffe, ma questa è un'altra storia.
Concretamente, anche se a giudicare e a parlare si fa sempre presto, penso che una delle possibili risoluzioni al problema per gli editori, potrebbe essere quella di selezionare con più cura cosa pubblicare. Pubblicare meno, ma puntare alla quantità dei contenuti. Anche questo però, ne sono certa, creerebbe malcontento in un modo o nell'altro.

Sapete secondo me, innegabilmente, qual è il vero problema dell'editoria nel nostro paese?È che a leggere con costanza, considerato l'elevato numero della popolazione, siamo davvero pochissimi. Siamo una piccola minoranza e i dati che vengono pubblicati ogni anno non mentono. In Italia si legge poco. Quindi forse le uniche vere cose concrete che possiamo fare sono cercare di educare alla lettura le prossime generazioni e cercare di invogliare a leggere chi non lo fa.

Nonostante ci sarebbe ancora molto da dire, mi voglio fermare qui, perché penso di aver abbastanza esplicato la sostanza della questione. E dunque questo è tutto. Mi auguro vivamente di non avervi annoiati e mi auguro soprattutto che questo mio post possa far prendere consapevolezza della reale e concreta situazione a chiunque vi si imbatte.

Io non sono nessuno per dirvi cosa fare o cosa pensare. Ho cercato di darvi gli strumenti, potete dunque trarne con la vostra testa le conclusioni. Volete aspettare che tutti i volumi di una serie arrivino in Italia prima di acquistarli? Volete non comprare più libri di una casa editrice o di un autore in segno di protesta di fronte a una o più serie interrotte? Volete invece azzardare, come l'editore azzarda a pubblicare, e acquistare comunque il primo libro di una serie appena uscita, prendendo ciò che in quel momento l'editore ha da dare, anche se non sapete come andrà e se anche gli altri volumi verranno pubblicati? Sta a voi decidere, ma almeno fatelo in modo consapevole.

Spero di essere riuscita a esservi utile o quanto meno a farvi riflettere un po' e a farvi vedere la cosa sotto un altro punto di vista. Se volete dirmi cosa pensate, mi farebbe un grande piacere leggere i vostri pensieri. Un abbraccio e alla prossima!



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